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LA DELICATESSE

  • Immagine del redattore: Admin
    Admin
  • 8 ott 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 1 mag 2021



Come la spieghi la delicatezza?

Che cos’è? Un’emozione? Un pensiero? Un gesto?

E come nasce? Come la si può coltivare?


Tutte domande che sono emerse in me dopo la visione di questo film, una visione che mi ha sollevato dal suolo con la forza di un muletto da cantiere e fatto sentire leggera, rinvigorita e fresca come l’acqua di un torrente di campagna.

La trama è semplice: Una giovane e avvenente donna, molto innamorata di suo marito con il quale vive un’esistenza stabile e armoniosa, piomba nel lutto dopo l’improvvisa morte del consorte in un incidente stradale.

L’elaborazione del lutto è un tema del film, non è IL tema.

Il lutto e la sua lunga quasi infinita elaborazione, ad un certo punto del film, viene attraversato, penetrato e messo in discussione proprio dalla delicatezza.

In questo caso la delicatezza ha le fattezze di un uomo, si chiama Markus ed è svedese. Markus è apparentemente brutto, quasi scimmiesco, anonimo (sembra che, tra i suoi colleghi, nessuno lo conosca e lo frequenti) pare che capiti per caso nella vita e nell’ufficio della protagonista. Lei si chiama Natalie.

Un giorno, inspiegabilmente, senza neanche conoscerlo gli si avvicina e lo bacia. Lungamente. Per poi ritornare al suo ruolo di capufficio e negare di averlo fatto con consapevolezza…da qui inizia una NON relazione.


Markus impiega pochi istanti per innamorarsi di lei mentre lei lotta. Lotta contro l’idea di potersi innamorare ancora, di poterlo fare senza sentirsi in colpa al ricordo del marito defunto e forse lotta anche contro l’idea di potersi innamorare di una persona dalle qualità fisionomiche così lontane dagli stereotipi generici di bellezza.


Anche lui lotta. Alto, robusto, massiccio si potrebbe pensare che la consistenza fisica unita a una cieca ostinazione possano essere le armi da lui prescelte. Invece Markus lotta, e vince, proprio usando la delicatezza e chiedendosi più volte se questa sua dote innata rappresenti una risorsa, oppure solo un’invalidante debolezza.

Non ci sono dubbi rispetto alla risposta. Lo si capisce bene nell’epilogo del film: Natalie, bella e affaticata, decide di portare Markus nella casa della nonna. Quella dove ha passato la sua infanzia, adolescenza, dove ha conosciuto il marito e alla sua morte non è riuscita a farsi consolare dalle cure e dall’affetto dei suoi cari.

Lui accetta l’invito e lei si lascia essere, perché capisce che il suo cuore è proprio in buone mani, mani delicate che riescono a vedere e a rispettare la sua sofferenza.


Adesso c’è lui in quella casa, in quel giardino che rappresenta il cuore dell’amata, così pieno di ricordi e di delicato dolore. Lui sa molto bene che in quel giardino il rischio di calpestare qualcosa di fragile riducendolo in pezzi è altissimo e possiede tutta la capacità di cura e sensibilità per poterlo evitare. In quel giardino, Natalie e Markus, decideranno di giocare a nascondino, nella certezza che non passerà molto tempo prima che lei decida di riuscire a trovarlo.


LA DELICATESSE - Regia di David Foenkinos, Stéphane Foenkinos. Con Audrey Tautou, François Damiens - Francia 2012


Lo consiglio perchè: Secondo me la delicatezza è una risorsa poco riconosciuta e valorizzata nella nostra società ed è invece un requisito fondamentale senza il quale è più difficile relazionarsi con se stessi e col prossimo.


​Ho scelto questa mia foto perché: Perché rappresenta un gesto di mio figlio, di delicatezza e cura nei miei confronti.


Questa recensione appare anche sul Blog ArkaniSegnali

 
 
 

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